Fumare marijuana o hashish fa male?

Si inizia ad indagare in maniera scientifica e rigorosa su quanto fumare marijuana o hashish possa nuocere all’ organismo.

Se poniamo la questione sotto forma di “fumare fa male”, è indubbio che sia dannoso. Fumare provoca sempre danni alla salute, a partire da danni polmonari.

Ma spesso, soprattutto quando si parla di marijuana o di hashish, i consumatori tendono a sottovalutare il rischio. Questo è dovuto innanzitutto al diffuso concetto (sbagliato) che fanno più male le sigarette della marijuana. Non è assolutamente vero, soprattutto in Europa, dove si usa mescolare la marijuana con il tabacco estratto da una sigaretta.
Come si fa a sostenere che fumare marijuana faccia meno male di una sigaretta quando si stanno fumando entrambe le cose?

Secondariamente, la sottovalutazione del rischio viene dal fatto che la marijuana o l’hashish non provocano effetti visibili all’ organismo, almeno nel breve termine. Non quanto lo fanno altre droghe, come oppiacei o barbiturici.
Fumare marijuana è inoltre legato alla sfera della creatività, ad ambiti ricreativi. Fa ridere, questo è innegabile. Provoca appetito, e anche questo è innegabile. Senza contare la sonnolenza, altro effetto evidente causato dal consumo di marijuana.

Ma ci siamo mai chiesti quali danni reali provochi la marijuana?
Fino ad ora, la letteratura scientifica è stata molto scarna a riguardo. Seri studi non sono mai stati effettuati, e ci si basava principalmente sul sentito dire e sulle considerazioni dei consumatori di marijuana. Considerazioni e reazioni estremamente soggettive.

Se state pensando che sia il classico proibizionista, vi sbagliate di grosso; ma conosco gli effetti e conosco le reazioni che i consumatori hanno quando si parla dei danni sull’organismo che la marijuana può provocare.
Non sono contrario all’ uso della marijuana, ma se provoca danni all’ organismo è doveroso farlo sapere, e consumare consapevolmente.

Negli ultimi anni si è iniziata una seria ricerca scientifica riguardo ai danni provocati dalla marijuana. E non si tratta di analisi di laboratorio guidate da governi proibizionisti, come alcuni potrebbero essere portati a pensare: la marijuana ad uso medico è già realtà in alcune nazioni del mondo, come anche la marijuana a scopo ricreativo in poche altre, e guarda caso le ricerche più interessanti vengono condotte proprio in questi Paesi.

E si è scoperto che si, la marijuana fa male. E non solo per il fatto che si introduce nei polmoni una sostanza estranea, ma anche per i suoi effetti sul cervello.
Generalmente si tende a pensare che gli effetti della marijuana sul cervello cessino pochi giorni dopo che se ne interrompe il consumo. E’ vero solo in parte: gli effetti di stordimento cessano dopo il consumo, ma sono già stati provocati danni permanenti al cervello, danni che, pare, non possano essere rigenerati con facilità.

Una ricerca condotta al Children’s Hospital of Philadelphia dal dottor Manzar Ashtari sembrerebbe dimostrare come il consumo di marijuana possa provocare danni permanenti al cervello, soprattutto nelle aree che riguardano la memoria, l’attenzione, il linguaggio e l’ambito decisionale.

marijuana cervello

Le aree in giallo mostrano l’attività cerebrale più anomala nel cervello di un consumatore di marijuana.

Questa ricerca non si basa, come per alcune altre svolte in precedenza, sull’ analisi esterna dei soggetti sotto sperimentazione (come test sulla memoria), ma penetra nel cervello attraverso una scansione che crea una mappa delle funzionalità cerebrali, per verificare se ci siano delle aree danneggiate, e in quale misura lo siano.

Ashtari ha realizzato questa mappa cerebrale per 14 soggetti che hanno utilizzato marijuana tra i 13 ed i 18-19 anni, e altri 14 individui sani come gruppo di controllo.
I consumatori di marijuana, prelevati dal Drug Treatment Center dello stato di New York, hanno fumato marijuana o hashish con una media di 6 spinelli al giorno, una media che potrebbe essere tranquillamente utilizzata per un raffronto con molti fumatori abituali italiani.

La mappatura cerebrale che il dottor Ashtari ha eseguito consente di visualizzare i percorsi dell’ acqua all’interno dei tessuti del cervello. In soldoni, se si registrano movimenti dell’ acqua anomali rispetto al cervello di un soggetto sano, significa che c’è stata un’alterazione dei processi chimici che regolano una determinata porzione di cervello.

“I percorsi anormali della diffusione dell’ acqua nel cervello che abbiamo riscontrato nei giovani consumatori di marijuana sembrano indicare dei danni, o un arresto nello sviluppo della mielina che circonda le cellule cerebrali” dice Ashtari, mostrando i frutti della sua ricerca.
La mielina è una sorta di rivestimento esterno delle cellule cerebrali. Se il rivestimento di mielina non funziona correttamente, possono esserci dei “corto circuiti” e un rallentamento dei segnali che viaggiano all’ interno del cervello.

Lo studio, tuttavia, rimane per ora incompleto, secondo il parere dello stesso Ashtari. I soggetti sottoposti alla sperimentazione sono troppo pochi per formulare una statistica e una mappa reale dei presunti danni causati dalla marijuana. Secondariamente, 5 dei 14 consumatori di marijuana (circa un terzo) hanno avuto anche precedenti di consumo di alcool, il che potrebbe aver alterato i risultati sperimentali.

E per quanto riguarda le alterazioni genetiche? Si è scoperto, per esempio, che il tabacco provoca alterazioni nel DNA, aumentando le probabilità di cancro ai polmoni ed altre forme tumorali. Ma la marijuana può fare lo stesso?

Sembra che gli effetti non differiscano di molto. In particolare si punta l’attenzione sull’ acetaldeide, una sostanza presente sia nel tabacco che nella marijuana.
“Ci sono stati molti studi sulla tossicità del tabacco. Si sa che il tabacco contiene circa 4000 sostanze chimiche, delle quali 60 sono classificate come cancerogene. La marijuana non era invece stata studiata a fondo, ma ora sappiamo che contiene circa 400 componenti chimici dei quali 60 cannabinoidi, ma data la sua bassa combustibilità contiene anche il 50% in più di idrocarburi aromatici cancerogeni come il benzopirene o il benzantracene rispetto al tabacco” sostiene Rajinder Singh, che ha partecipato allo studio che ha visto collaborare numerosi istituti di ricerca europei.Nella ricerca si evidenzia anche come “fumare 3-4 spinelli di marijuana al giorno produce gli stessi danni alle membrane polmonari che fumare 20 o più sigarette al giorno. In conclusione, questi risultati portano delle prove di come il fumo di marijuana possa essere dannoso per il DNA”.

Queste sono solo alcune delle poche ricerche che si stanno svolgendo sull’ argomento marijuana. E’ necessaria una seria e continuativa ricerca scientifica per sapere a cosa si va incontro fumando marijuana.
Non voglio convincere nessuno a smettere, non voglio costringere nessuno a farlo, e non voglio terrorizzare alcun fumatore abituale. Il mio intento è soltanto quello di fornire qualche indicazione in più per scegliere la vostra strada con più consapevolezza.
Per il resto non mi slancio in considerazioni personali sul consumo di marijuana. La vita è vostra, e potete farne quello che volete.

Fonte: Dita di Fulmine,31 ottobre 2009

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